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FATTO A MANO presenta Barbara Nardacchione: tra Arte e Sostenibilità con Ocean Space – ep. 01

FATTO A MANO con Barbara Nardacchione: tra Arte e Sostenibilità - ep. 01

In questa intervista, Barbara Nardacchione, Public Program Manager di Ocean Space, racconta la missione e il lavoro del centro dedicato alla promozione della consapevolezza e della protezione degli oceani attraverso l'arte. Con sede nella storica chiesa di San Lorenzo a Venezia, Ocean Space ospita attività culturali, mostre e progetti di ricerca in collaborazione con artisti e ricercatori. Barbara condivide anche i consigli per i giovani attivisti e gli obiettivi futuri di questo spazio dedicato alla comunità.

Federica: Ciao Barbara, ti chiedo di presentarti brevemente e descrivere il tuo ruolo.

Barbara: Ciao, sono Barbara Nardacchione e lavoro come Public Program Manager a Ocean Space. Mi occupo del programma pubblico dello spazio, organizzando tutte le attività che arricchiscono la mostra, come talk, conversazioni, workshop e performance, presentate al pubblico per ampliare e approfondire il programma.

Federica: Qual è la missione principale di Ocean Space? Cosa ti ha ispirato a farne parte?

Barbara: Ocean Space è uno spazio dedicato agli oceani, con l’obiettivo di promuovere azioni e immaginazioni legate ai corpi d’acqua. È stato aperto da TBA21–Academy, il braccio di ricerca della Fondazione TBA21 Thyssen-Bornemisza Art Contemporary. Dal 2011, con TBA21–Academy, ha sviluppato un approccio di ricerca che inizialmente era mobile, con progetti che si svolgevano in varie parti del mondo, creando collaborazioni tra artisti e ricercatori. Nel 2019, si è sentita la necessità di uno spazio fisico dove presentare i frutti di queste ricerche e collaborazioni, ed è nato Ocean Space.

Federica: In che modo il programma pubblico coinvolge e istruisce la comunità nel panorama culturale di Venezia?

Barbara: Innanzitutto, siamo in un luogo storico di Venezia, la chiesa di San Lorenzo a Castello, che è rimasta chiusa per oltre 100 anni e che abbiamo riaperto nel 2019. La Fondazione ha voluto subito dare un segnale alla città, mantenendo lo spazio aperto e gratuito per il pubblico. Il coinvolgimento della comunità è fondamentale per noi. Le attività che proponiamo si sviluppano su più livelli, lavorando sia a livello locale che internazionale, e offriamo un ampio ventaglio di iniziative. Collaboriamo strettamente con realtà locali, coinvolgendo associazioni e altre organizzazioni presenti sul territorio. Allo stesso tempo, le nostre mostre hanno un respiro globale, come quella di quest’anno, incentrata sul Pacifico, con attività che coinvolgono persone e storie legate a quelle aree geografiche, offrendo un punto di vista diverso che arricchisce il racconto.

Federica: Raccontaci come Ocean Space sensibilizza sulla protezione degli oceani attraverso l’arte. Potresti darci una breve introduzione al progetto “Re-Stor(y)ing Oceania”?

Barbara: Ocean Space è nato per mostrare i risultati di ricerche e collaborazioni avviate dalla TBA21–Academy, che ha lanciato nel 2015 un programma di ricerca chiamato “The Current”. Questo programma coinvolge una curatrice che guida un gruppo di lavoro multidisciplinare, composto da artisti, scienziati e ricercatori, che si muovono in diverse aree del mondo per studiare i territori e le loro criticità, cercando di interpretarle attraverso il linguaggio dell’arte. Le mostre che vediamo a Ocean Space sono il risultato di queste ricerche. “Re-Stor(y)ing Oceania”, ad esempio, è frutto di questo tipo di collaborazione. La curatrice, Taloi Havini, è un’artista che era già stata ospite da noi nel 2021. Quest’anno, torna come curatrice, invitando un gruppo di collaboratori, amici e colleghi, per creare una mostra nelle due navate della chiesa di San Lorenzo. È affascinante vedere come, ogni anno, diverse culture e sensibilità si relazionano con questo straordinario spazio, creando opere uniche.

Elisapeta Hinemoa Heta, “The Body of Wainuiātea”, 2024. Veduta della mostra “Re-Stor(y)ing Oceania”, Ocean Space, Venezia.

“hanno sentito l'esigenza di avere uno spazio dove in qualche modo mostrare il frutto di queste ricerche, di queste collaborazioni, e quindi nel 2019 hanno aperto Ocean Space.”

Federica: Quali consigli daresti ai giovani artisti e curatori che vogliono combinare il loro lavoro con l’attivismo ambientale?

Barbara: Il consiglio principale è quello di costruire una rete. Non si può fare attivismo da soli. È importante capire con chi collaborare e a chi rivolgersi. A Venezia, lo vediamo attraverso il programma “Convivial Tables”, dove sin dall’inizio abbiamo collaborato con realtà locali che conoscono profondamente il territorio. Non si può avere una conoscenza assoluta, quindi è fondamentale mettersi in relazione con chi opera sul campo, per acquisire una maggiore consapevolezza delle problematiche e individuare soluzioni. Le conversazioni e le collaborazioni sono essenziali per comprendere meglio le criticità e le possibili risposte. Se si vuole fare attivismo, bisogna essere parte di una rete.

Federica: Quali sono gli obiettivi e i progetti futuri di Ocean Space a Venezia?

Barbara: Ocean Space è pensato come un luogo per la comunità. Il nostro direttore, Markus Reymann, ha sempre voluto che fosse uno spazio aperto e inclusivo. Il nostro obiettivo è continuare a rafforzare questo legame con la comunità locale, facendo sì che le persone si sentano a casa e siano parte attiva dello spazio. Vogliamo essere un amplificatore per le proposte e le energie già presenti sul territorio, continuando al contempo a raccontare storie e prospettive che provengono da altre parti del mondo.

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